Alessandro Monti è nato a Torri in Sabina, nella provincia di Rieti, nel 1953.
Compie gli studi e inizia la sua attività a Roma, dove la famiglia si trasferisce
nel 1956. La "vocazione" per la pittura si manifesta in giovanissima età e, con
la guida di una pittrice sua insegnante d'arte, apprende le varie tecniche pittoriche
e di modellazione: affascinanti sperimentazioni con supporti e materiali più diversi,
dalla tempera all'olio, dal mosaico alla cartapesta. Carpisce insegnamenti con lo
studio dei classici e la rilettura dei maestri contemporanei.
Già le prime creazioni, di ispirazione figurativa, sono caratterizzate da una singolare
attenzione per la materia con cui prepara la tela. Con questi lavori inizia l'attività
espositiva nel 1983. Presto si trova a frequentare esponenti del panorama artistico
della capitale con i quali instaura un rapporto di amicizia e di confronto. Intorno
agli anni '90, Salvatore Provino lo invita a presentare i suoi lavori nel proprio
studio di Trastevere divenuto, in questo periodo, un animato salotto culturale dove
si incontrano, tra gli altri, il regista Carlo Lizzani, i pittori Franco Mulas,
Turi Sottile, Lillo Messina, Lino Tardia, il gallerista Massimo Riposati.
Prosegue l'attività espositiva con una mostra nella galleria di Enrico Lombardi
a Roma nel 1992, con la cura di Renzo Bertoni. Seguono le personali allo "Studio
71" di Palermo, curata da Aldo Gerbino, e alla Galleria Liehrmann di Liegi con un
testo di Lucien Rama. Nel 1996 è invitato nel museo di Flemalle (Liegi) ad una rassegna
sull'arte italiana, curata dal critico Lucien Rama, con una raccolta di opere dei
maggiori artisti che operarono in Belgio tra gli anni 50 e 90 (tra i nomi più prestigiosi
E. Baj, B. Ceccobelli, L. Fontana, A. Magnelli, G. Zorio). Successivamente, anche
la Galleria Liehrmann dedicherà una mostra all'Arte Italiana e Monti sarà in compagnia
di artisti molto presenti in Belgio, tra cui V. Adami, S. Chia, L. Doni, A. Nocera.
L'esigenza di elaborare forme nuove caratterizza costantemente la ricerca di Monti:
sul finire degli anni '90 fa la sua comparsa il legno, che viene assemblato con
le tele. Con l'inserimento di elementi scolpiti si interrompe la superficie tradizionale
del quadro iniziando un processo di "sintesi" fra pittura e scultura. La materia
si modella, la pittura si fa scultura scrive Vinny Scorsone, nella presentazione
della mostra alla Galleria Studio 71 di Palermo del 2004, ben evidenziando che tra
solchi, ferite, sporgenze, voragini emergono dalla sabbia tracce che si fanno scrittura:
il linguaggio della terra.
Aldo Gerbino nel suo testo nota che lo spazio appare, a volte, trafitto, corroso
da un'assonometria definita, quasi un voler restituire elementi plastici nel sollevamento
della superficie, un incremento della forza del trasmettere.
Nel 2005, alla Galleria Michelangelo di Civitavecchia, espone una selezione di opere
realizzate in quest'ultimo periodo, che testimoniano la sua evoluzione artistica.
Alida Maria Sessa, nel suo testo critico, mette in risalto la maestria compositiva
di Monti che fa rivivere sulle superfici orme, graffiti, segni tribali e codici
simbolici, esaltando la sua visionarietà arcaica. In quest'ultimo arco di tempo
avviene anche una mutazione nelle superfici; le tele si flettono, si inarcano creando
su piani diversi volumi variamente articolati: è il periodo delle tele sagomate.
I segni-scrittura diventano elementi plastici primari che aggettano o trafiggono
i piani dove si addensa e si solidifica il colore.
"... un sapore di matericità spessa e vibrante, ulteriormente avvalorato dall'inserzione
di elementi di legno sagomato, levigato e trattato a tinte scure, talvolta contraddistinto
da una sorta di eleganza musicale: vere e proprie sculture nelle sculture." scrive
Carlo Fabrizio Carli nel testo del 2008, per la mostra alla Galleria Michelangelo
di Roma.
La Fondazione La Verde-La Malfa ospita nel 2009 una sua personale, con opere recenti,
nella Galleria d'Arte Contemporanea Amaracrista.